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Perdonami compagno, come potevi tu essere mio nemico?

Sono le prime parole che mi sono venute in mente mentre, con Giovanni Callegari della comunità masci Anaxo1 (Treviso) e la comunità di Pradamano (Udine), visitavamo i luoghi della Grande Guerra sul Grappa.
Le parole di Erich Maria Remarque, che diciannovenne

si dovette confrontare con una spaventosa guerra che l’avrebbe portato a combattere e uccidere un soldato francese sul fronte di guerra, sono ancora oggi un monito per tutti gli uomini.

Lui, ragazzo, uccide un soldato francese e lo vede morire sotto i suoi occhi, scopre poi che è un tipografo francese sposato con una bambina piccola che non rivedrà più il suo papà. Da quella esperienza che lo porterà con l’avvento del nazismo a lasciare la Germania nasce la promessa di combattere contro ciò che ha rovinato la sua vita e in modo irrimediabile quella del soldato francese. Il titolo del romanzo “Niente di nuovo sul fronte occidentale”  fa riflettere sui bollettini di guerra dove la morte di migliaia di uomini non rappresentava “ niente”.

In occasione del centenario della Prima guerra Mondiale siamo andati sulla Cima Grappa guidati da Giovanni Callegari storico amante di queste montagne e della gente che vi abita. Siamo arrivati al rifugio Ardosetta (1450 m)sul Monte Grappa per pranzo, la giornata purtroppo era nebbiosa altrimenti, ci hanno detto, che dal Grappa si vede a est fino a Venezia e le barche in laguna e a ovest si vede Verona, se ne può capire quindi anche l’importanza strategica. Abbiamo visitato una trincea che era stata risistemata in occasione del centenario e immaginato la vita di sacrificio e di stenti che dovettero affrontare le migliaia di soldati di ogni esercito schierato lungo questo fronte di guerra. Ai lati della trincea a cielo aperto si aprono dei cunicoli dove si riparavano e dormivano i soldati in condizioni disumane.

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Nel pomeriggio ci siamo inerpicati lungo un ripido sentiero per arrivare a Cima Grappa (1776 m) dove si alza un enorme area monumentale che ospita le spoglie di 2.783 caduti italiani e 10.332 ignoti italiani e 299 caduti austroungarici e 10.000 ignoti austroungarici. Tra le tombe dei soldati austroungarici si nota quello del soldato Peter Pan che, per il suo nome che rievoca eterna fanciullezza, è sempre meta di una preghiera e di mani gentili che mettono un fiore, una conchiglia un sassolino. Monte Grappa 26-27 sett 2015 026

 

 

Vicino al sacrario c’è un museo gestito dall’esercito che ospita armi, bombe e numerosi reperti che la montagna ancora restituisce.

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Giovanni Callegari ci ha tenuto delle interessantissime lezioni di storia sulle tattiche militari adottate dal Generale Cadorna e si è soffermato sui cambiamenti epocali portati da questa guerra in tutti i campi dalla strategia militare alle armi alla medicina alla fisica e chimica e anche i soldati da semplici contadini abituati a vivere in una società rurale e patriarcale si sono trovati ad essere soli tra molti altri a dover rispondere delle loro uniforme delle loro armi senza più il sostegno del gruppo di appartenenza. Molti sapevano parlare solo il loro dialetto e si sono ritrovati a doversi confrontare con la lingua italiana per molti una lingua straniera. Dobbiamo però stare in guardia dal considerare la guerra un acceleratore sociale e culturale, si è visto anche di recente come sia solo un falso mito quello che pensa di esportare la democrazia con la guerra.

La mattina di domenica ancora brutto tempo, peccato, Giovanni ci ha assicurato che l’alba è uno spettacolo da lassù ma Donata e Mario intrepidi alla mattina presto hanno visto i caprioli vicino al rifugio, scendono di notte e di giorno se ne stanno in alto tra le rocce.

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La domenica assistiamo alla Messa al campo con gli alpini, è stata una coincidenza che fosse celebrata vicino alla trincea e non ci siamo lasciati perdere l’occasione, assistono anche dei militari che indossano le divise originali dell’esercito italiano durante la guerra del 15-18.

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Scendiamo in pianura e a Nervesa della Battaglia visitiamo un hangar della Fondazione Jonathan che ospita aerei originali di quell’epoca ancora funzionanti. Proprio a Neversa della Battaglia è morto Franceso Baracca e qui sorge un tempietto sul luogo dello schianto del suo aereo. Oggi il cavallino, simbolo da lui scelto, è stato adottato dalla Ferrari. Grazie ancora dell’ospitalità della regione Veneto e dell’incontro con la regione Venezia Giulia.

Magi Motta

masci di Como

Monumento Francesco Baracca-1

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