Tra le esperienze originarie che permettono il sorgere dell’identità personale e dello stile irripetibile di stare al mondo è il gioco. Esso interrompe il processo di istantanea soddisfazione di bisogni e desideri, introducendo una paradossale necessità dell’inutile e del gratuito. Il gioco è lusso quanto mai necessario, poiché lo spreco di tempo e di energie richiesto addestra a qualsiasi altra forma di gratuità, dove i conti difficilmente tornano. Il gioco sospende spazio e tempo soliti, aprendo quelli di una nuova creazione, una ri-creazione appunto. Il gioco crea ruoli, identità e compiti nello stesso istante in cui promette la festa e diverte. Poche esperienze sono impegnative come il gioco: “Basta scherzare! Ora giochiamo seriamente!”. Nessuno è più libero (perfino dal tornaconto) di chi gioca, eppure nessuno è più vincolato alle regole di chi è “in gioco”.
Da: Fatte a mano – L’affetto di Cristo per le cose . Autore G. C. Pagazzi Presentazione di A. Sequeri. Ed. Dehoniane BO pagg. 42-43. Giovanni Cesare Pagazzi insegna teologia sistematica e cristologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale; assistente Masci della Comunità di Lodi.