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Piccola route sulla Via Francigena

Ci sono veramente dei luoghi incantevoli vicino a noi.
La piccola route di fine aprile ci ha permesso di scoprire luoghi favolosi e trascorrere tre belle giornate in compagnia senza perdere d’occhio riflessioni e approfondimenti.

Alla SACRA DI SAN MICHELE

Venerdì 25 aprile ci siamo ritrovati verso le 16.30 ad Alpignano a pochi chilometri da Rivoli.

I lombardi erano circa 35 accolti dalla comunità della Val di Susa.

Da lì con un treno locale siamo arrivati a Susa, cittadina incantevole incorniciata dai monti, arricchita da numerose vestigia romane come un bellissimo arco di Augusto e un teatro. Sul fregio dell’arco si notano tanti personaggi tra cui il re Cozio che stringe un patto di alleanza con i Romani. Se si voleva sopravvivere si doveva venire a patti con il più forte. “ Ubi maior minor cessat” era l’unica strada percorribile in tempi tanto duri, ma credo che anche i nostri non lo siano tanto di meno. Dal nome del re deriva il toponimo Alpi Cozie che indicano questo tratto della catena alpina.

La strada principale di Susa si snoda tra case seicentesche e palazzi del settecento e in ogni pietra, come poi ad Avigliana si respira la nobiltà dei Savoia.

La sera ci siamo ritrovati presso una casa di ospitalità delle Suore di S. Giuseppe e con la comunità del Piemonte abbiamo trascorso la sera con la cena preparata dalle comunità della Val di Susa e poi con una veglia scout sull’ospitalità, la generosità e la cura, guidati delle riflessioni si Papa Francesco sulla figura protettiva di S, Giuseppe, pronto a tutto pur di salvare e custodire la vita di Maria e del Bambino.

Come sempre l’atmosfera in queste serate condivise è sempre spontanea e allegra.

Dopo una notte tranquilla ci siamo svegliati col sole, le previsioni, come accade in questo periodo dell’anno erano molto discordanti ma sostanzialmente favorevoli al brutto e invece un bel sole ci ha accompagnato per tutto il giorno.

Partenza da Alpignano e arrivo a Susa

 

Il sabato era dedicato alla visita alla Sacra di San Michele.

Abbiamo ripreso il treno fino a Condove vicino a Chiusa di S. Michele, luogo storico dove avvenne lo scontro tra Carlo Magno, re di Franchi, e Desiderio, re dei Longobardi.

Da Chiusa parte il sentiero che porta a 962 metri sul livello del mare su uno sperone di roccia su cui sorge la Sacra.

Sembra che la descrizione del tragitto dei due monaci verso l’abbazia nel .libro “Il nome della rosa” del piemontese Umberto Eco riprenda l’esperienza che lo scrittore ha vissuto percorrendo il sentiero che si inerpica verso la Sacra.

Narra la leggenda che un eremita viveva in una grotta della pendio opposto a quello su cui sorge la Sacra e avesse intenzione di erigere una chiesa in quel luogo. Ogni giorno quindi preparava le pietre e i tronchi che dovevano servire per la costruzione, ma misteriosamente le mattina successiva tutto il materiale era sparito. Questo strano avvenimento si ripeté più volte. Il santo eremita non sapeva cosa pensare finché Dio non gli fece capire che tutto il materiale veniva portato di notte dagli angeli sull’altro versante dove doveva sorgere la chiesa.

Percorsa una lunghissima scala si arriva nella chiesa e colpisce vedere uno sperone di roccia che appartiene al culmine della montagna su cui è stata edificata la cattedrale, “culmine verticalmente santo” come dice Clemente Rebora, poeta del ’900, rosminiano come l’ordine che ancora oggi custodisce la struttura.

Verso la metà dell’Ottocento la chiesa dette segni di cedimento strutturale e furono costruiti degli grandi archi rampanti che affondano per trenta metri nella roccia per dare stabilità all’edificio

Oggi la sacra è stata scelta come simbolo della regione Piemonte

All’interno le tombe di alcuni nobili Savoia infatti la Chiesa fu scelta da Carlo Alberto come luogo di sepoltura di antenati sabaudi.

Alle pareti affreschi dedicati alla vergine straziata davanti al corpo martoriato del figlio deposto dalla croce poi lei dormiente perché sappiamo che il suo corpo non ha conosciuto la corruzione del sepolcro e poi l’assunzione in cielo.

Intorno alla Chiesa si vedono ancora i resti di una enorme costruzione che era il vecchio santuario con le celle dei monaci.

Perché il nome Sacra? Sembra che Dio stesso l’abbia consacrata la si vide infatti avvolta da una colonna di fumo e si sentì un forte profumo di incenso, tutto senza l’intervento umano.

 

Come alla mattina il sole ci ha accompagnato anche durante il pasto al sacco sul piazzale preso d’assedio dalle macchine di numerosi gitanti che approfittavano della bella giornata festiva per una visita ad un monumento unico.

Dall’alto della Sacra si gode uno spettacolo a 360 gradi della valle sottostante sia verso Torino che verso Susa.

Nella chiesa c’era una immagine che riportava una cartina dell’Europa in cui si vede chiaramente quella che viene detta “La faglia di S.Michele”, una linea retta che unisce la Chiesa di Mont Sant Michel in Bretagna, la Sacra di San Michele in Piemonte e la chiesa di S. Michele Arcangelo in Puglia, come se San Michele avesse lasciato cadere la sua spada sulla terra tracciando questa linea.

Nel pomeriggio siamo andati ad Avigliana, cittadina che sorge vicino a due laghi, il più grande turistico punteggiato da ville, il più piccolo selvaggio e ricco di fauna e vegetazione spontanea che ne fanno un parco naturale protetto.

Ad Avigliana abbiamo depositato i bagagli in un ostello gestito dal comune e alla sera abbiamo mangiato allietati dalle poesie recitate in modo magistrale dalla signora che gestisce l’ostello.

L’ostello si affaccia sulla splendida Piazza del Conte Rosso che altri non era che Amedeo VII di Savoia, piazza voluta dalla corte sabauda che si trasferì proprio ad Avigliana in alcuni periodi.

La contessa Matilde aveva ricevuto in eredità la contea di Avigliana e sposò Oddone I di Savoia e trasferì la corte ad Avigliana che fu arricchita di piazze, palazzi, botteghe che fecero rifiorire i commerci.

Sulle sponde del magnifico lago di Avigliana sorgeva un dinamitificio…. sì avete capito bene una fabbrica di dinamite, potente miscela esplosiva scoperta da Nobel che con i proventi ingenti dalla vendita della sua invenzione sponsorizzò il premio che porterà il suo nome.

Ad Avigliana lavorò anche il chimico Primo Levi dopo la tremenda esperienza della guerra e dei campi di concentramento. Ad Avigliana sono ambientati alcuni capitoli del suo libro “Il sistema periodico”.

Alla sera abbiamo celebrato la S. Messa e poi a letto stanchi della giornata,

La mattina dopo si è presentata la pioggia. Le previsioni l’avevano annunciata e noi eravamo attrezzati a riceverla.

La domenica mattina abbiamo visitato la Precettoria di S. Antonio di Ranverso. E’ una chiesa bellissima adornata da fregi di cotto come è frequente anche nella pianura padana, vicino sorgeva un ospedale, siamo sempre lungo la Via Francigena.

Qui i monaci nel Medio Evo curavano il fuoco di S. Antonio, che non è la malattia dovuta all’herpes che conosciamo noi ma una malattia dovuta all’assunzione della segale cornuta che formava una cancrena negli arti che dovevano poi essere amputati

Molti contadini allora si nutrivano solo di pane di segale e si ammalavano, i monaci curavano gli ammalati col grasso dei maiali che allevavano ecco perché si dice S. Antonio del porcello.

Dopo la visita ritorna ad Avigliana pasto al sacco all’oratorio e cerchio di chiusura.

Come sempre sono stati tre giorni ricchi sia di conoscenze del nostro territorio ma soprattutto di rapporti umani nuovi o riallacciati dopo tempo ma sempre freschi e arricchenti.

Magi Oggioni
comunità di Como
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1 commento

  1. Stefania scrive:

    Ciao a tutti.
    Che posti meravigliosi, che persone meravigliose. Avanti tutta, questa è la strada giusta!!!! Un abbraccio formato Masci.