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Per una civiltà democratica e per un’uguaglianza in dignità della persona umana

All’interno della nostra attività regionale ancora una volta il POLO D’ECCELLENZA sulla “CITTADINANZA CONSAPEVOLE” ci ha offerto un’occasione di grande crescita personale e comunitaria attraverso l’incontro con Fulvio DE GIORGI, docente di Storia dell’educazione all’Università di Modena e Reggio Emilia, invitato a parlarci sul tema della DEMOCRAZIA OGGI.

Immediatamente il nostro professore, ormai amico del MASCI, ci ha messo in guardia dal rischio di un approccio troppo generico a questo nodo cruciale della nostra storia, per comprendere fino in fondo quali sono “le sfide, quali le difficoltà, quali le possibili risposte positive, guardando sempre con speranza al futuro”.

Attualmente “quando parliamo di «democrazia politica» intendiamo una forma istituzionale in cui ci sono libere elezioni, formazioni pluripartitiche in cui si elegge una rappresentanza e poi si prendono le decisioni col principio maggioritario”, in pratica il classico “la maggioranza vince”. L’invito è quello ad avere una visione più alta della democrazia. Pensare ad una democrazia in senso ampio, “come un integrarsi di diritti e di doveri, di sussidiarietà e solidarietà, dell’aspetto istituzionale ed etico e pedagogico, ci porta a parlare di “civiltà democratica”.

Ma come si può giungere all’affermazione progressiva di una civiltà democratica?

La storia ci può insegnare molto! Ripercorrendo le varie fasi di questo processo, secondo il cosiddetto “schema dell’evoluzione storica dei diritti” (Marshall-Dahrendorff), a partire dallo sviluppo e dall’intreccio dei diversi principi di uguaglianza, libertà, laicità, da storico il prof. De Giorgi ci ha offerto una chiave di lettura originale di questo progresso-regresso delle varie forme di democrazia. Nel 18° secolo, segnato dalle rivoluzioni americana e francese, attraverso le loro Costituzioni liberali si giunge, con la “democrazia liberale”, al riconoscimento dei diritti civili, alle libertà, quindi alla uguaglianza giuridica: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Il 19° secolo è il secolo della democrazia politica: ai diritti civili si affiancano i diritti politici, dall’uguaglianza giuridica (tutti i cittadini uguali davanti alla legge) si giunge all’uguaglianza politica. Il voto non è più visto come una funzione che esercitano solo alcuni, ma come un diritto personale di tutti. Infine nel 20° secolo, oltre ai diritti civili e politici, emergono i diritti sociali, e cioè si afferma l’ideale dell’uguaglianza sociale o quanto meno della riduzione delle disuguaglianze sociali, si apre la grande stagione del welfare state, dello stato sociale.

Ma è sempre solo un… progresso?

Per rispondere all’interrogativo che già sorgeva in tutti noi all’ascolto, il nostro professore citando un altro studioso, Hirschmann, precisava come “a ognuna di queste avanzate verso una più piena civiltà democratica sono però seguite delle controreazioni, e almeno una sorta di momentaneo ritorno indietro. Ci sono state le costituzioni del ’700, che hanno portato l’uguaglianza giuridica, e poi dei momentanei ritorni indietro con la restaurazione; i movimenti democratici che hanno portato al suffragio universale e poi un momentaneo ritorno indietro con i fascismi e con i movimenti antidemocratici”.

Che cosa stiamo vivendo adesso?

“Dopo l’avanzare del welfare state, noi stiamo vivendo a fine ‘900, inizi 21° secolo quella reazione che vuole tornare indietro rispetto ai diritti sociali: a partire, infatti, dai primi anni ’70, ma poi soprattutto, con più forza, negli anni ’80 del ’900 si è affermato il neo-liberismo; così come nell’età della restaurazione c’era stata una ripresa della disuguaglianza giuridica, così come con i movimenti fascisti c’era stata una ripresa della disuguaglianza politica, in questo periodo che stiamo vivendo, con il neo-liberalismo, c’è una ripresa delle disuguaglianze sociali. Allora noi ci potremmo chiedere: è possibile oggi non in alternativa, ma proprio per una ripresa piena di questo cammino di uguaglianza, quindi di civiltà democratica più profonda, che quindi riproponga in senso forte l’uguaglianza giuridica, l’uguaglianza politica, l’uguaglianza sociale, è possibile immaginare, proporre e quindi sviluppare un’idea di uguaglianza più radicale che le riassuma tutte in sé?

A mio modo di vedere, è possibile ed è l’idea di uguaglianza in dignità della persona umana: di tutta la persona umana e di tutte le persone umane, dell’umanità intera.” Con l’uguaglianza in dignità personale si 11 passerebbe ad un orizzonte mondiale e non più nazionale. Tutte le altre uguaglianze, infatti, erano giocate all’interno di un orizzonte nazionale: la costituzione in uno stato nazionale, il suffragio universale in uno stato nazionale, il welfare state uno stato sociale. Qui invece “è un’idea di uguaglianza che riguarda l’umanità intera!

Quando noi parliamo di pace, di giustizia, di salvaguardia del creato, noi poniamo dei problemi che riguardano l’umanità intera e la dignità della persona umana, di tutta l’umanità. Probabilmente questa uguaglianza in dignità della persona umana può anche, salvaguardando tutte le conquiste precedenti in termini di parità fra i sessi, di suffragio femminile, di protezione della maternità e dell’infanzia, può trovare probabilmente una dignità della persona umana che tenga conto delle specificità di genere, in cui la differenza di genere sia valorizzata come forma di uguaglianza, non uguaglianza giuridica, non uguaglianza politica, non uguaglianza sociale, ma uguaglianza in dignità della persona umana. E poi, sempre in questa prospettiva di uguaglianza in dignità della persona umana che guarda a tutta la persona umana in tutte le sue componenti, compresa la dimensione religiosa, questa prospettiva può portare ad una visione di laicità, che certo difenda la laicità rispetto a negazioni integralistiche, ma la giochi non in termini ostili alle fedi religiose, bensì in termini di fraternità tra le fedi religiose e di valorizzazione positiva, fermo restando un principio di uguaglianza. E soprattutto sviluppi quello che possiamo chiamare un principio di integrazione. In questa potete mettere tutto quello che volete: integrazione delle persone diversamente abili nella vita sociale e nella scuola, integrazione di lavoratori che vengono da altri paesi nelle società che li accolgono, ecc.”.  A questo punto la relazione è sfociata per noi tutti in una vera prospettiva non solo di riflessione e di crescita, ma anche di proposta di azione, di possibilità di impegno concreto anche per il nostro stare sulle strade della città! “La prospettiva che – a mio modo di vedere – andrebbe sostenuta in questa visione di crescita e sviluppo di una civiltà democratica è quella che coniuga e tiene insieme l’uguaglianza in dignità personale con l’uguaglianza sociale, e anche naturalmente con l’uguaglianza politica e l’uguaglianza giuridica. Questa è la prospettiva che possiamo vedere nelle sfide che viviamo oggi e nella linea, almeno di orientamento, verso cui muoversi. Come muoversi, con quali principi muoversi? Con l’idea di prospettare in modo radicale l’ideale dell’uguaglianza in dignità della persona umana e il principio di integrazione.” Dunque prospettive di futuro e di orizzonti non prive di speranza, con lo stesso radicamento nella storia che avevano i Padri e le Madri Costituenti, con la piena consapevolezza di tutti gli avanzamenti ed i sempre possibili arretramenti, con lo stesso coraggio di osare un pensiero proteso in avanti, una visione allargata sul mondo tale da apparire utopica. Questo è l’ampio respiro regalatoci dal nostro relatore con l’ultima citazione, tratta da un brevissimo passo di un discorso molto bello di Aldo Moro alla Costituente, del 13 marzo 1947, ancor oggi valido, non solo per i cattolici, ma per quei cattolici che hanno una consapevolezza di civiltà democratica. Parlando dei pilastri della civiltà democratica che la Costituzione costruisce, Moro dice: “Questi pilastri sui quali mi pare che si posi lo stato italiano sono: la democrazia in senso politico, in senso sociale e in senso che potremmo chiamare largamente umano”. Commenta De Giorgi: ”Qui noi troviamo la consapevolezza di una più profonda uguaglianza; questa espressione è fondamentale “una democrazia che potremmo chiamare largamente umana”; è l’idea di un’uguaglianza in dignità della persona umana, che già in qualche modo in forma germinale era presente, in particolare nei costituenti cattolici, che non a caso portarono poi alla proposizione dell’art. 11 della Costituzione, cioè che l’Italia ripudia la guerra: è quell’idea di pacifismo che noi abbiamo detto collegato agli ideali di uguaglianza in dignità della persona umana”.

Il dibattito seguito a questa affascinante rilettura della storia recente della democrazia è stato molto stimolante, soprattutto perché ha messo in luce quanto sia sempre più difficile approdare ad una visione del futuro carica di speranza e gravida di possibilità di mutamento. Alla fine, tra opzioni più o meno ottimiste, ciò che è apparso a tutti chiaro e condivisibile, che è stato e resta valido ancora oggi, per ognuno di noi scout, adulti, credenti… democratici… è il nostro ESTOTE PARATI, da vivere integralmente nella storia.

Grazia Villa

Comunità di COMO

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