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Scautismo per ragazzi è scautismo per adulti

Riconoscere che la propria educazione e formazione sia un processo continuo ed “avventuroso” fino alla grande Meta, è convinzione di ogni capo scout o adulto che viva l’esperienza dello scautismo.

Tuttavia, dopo la Partenza, momento importantissimo in cui si passa da una autoeducazione accompagnata ad una autoeducazione in autonomia, il bisogno di crescita e maturazione si stempera progressivamente al punto che si trasforma in formazione ed acculturazione. Elementi di crescita importanti ma ben diversi dall’educazione personale.

Il termine stesso tradisce un sussulto di orgoglio, tanto che si sostituisce al termine autoeducazione “formazione permanente”. La differenza tra i due termini è palese e ne sono noti i distinti significati. E’ importante invece svolgere una riflessione sull’educazione permanente, in particolare quella proposta dallo scautismo. Infatti, mentre sulla formazione permanente esiste una abbondanza di proposte, ci sono pochi avventurieri che hanno osato approfondire il metodo educativo scout per gli adulti, che non si fermi al concetto di formazione. Con un po’ di coraggio facciamo un passo oltre chiedendoci : il metodo scout è applicabile e valido anche per l’educazione dell’età adulta ed in quale modalità, rispetto al “…for boys “?

Mentre scrivo questa riflessione, mi giunge il numero 1/2007 di Strade Aperte e resto spiazzato.

Argomento già trattato? Ci sono una serie di interventi con firme di amici dalla firma pesante che condivido totalmente. Tuttavia, mi permetto di riconoscere che il tema dell’applicazione del metodo educativo scout all’adulto non è trattato. Forleo promette di rispondere nelle puntate seguenti. Beh, che si fa, aspettiamo Forleo? Personalmente prediligo i film con la trama che fa capire il finale. Per cui, modestamente, vado avanti e dico la mia.

Una breve premessa, che esprime anche una valutazione personale. Nel nostro tempo gli adulti non sembrano manifestare con consapevolezza la necessità di continuare un percorso di autoeducazione. E nemmeno la ricercano. Al massimo si sente la necessità di acculturazione generale e di formazione. Questo anche nello scautismo, in cui dopo l’età della Partenza ci si sente capi, educatori, o adulti patentati in processi educativi ed il cammino di autoformazione è affidato prevalentemente ad agenzie esterne allo scautismo. Ciò che lo scautismo ci poteva dare ce l’ha dato in gioventù, da adulti l’educazione permanente si fa in altri ambienti. L’educazione permanente” è affidata ad aggiornamenti di varia natura, teologici e biblici, approfondimenti sociali e politici ed attività analoghe. Tutte ottime iniziative di formazione ed acculturazione, fondamentali per la crescita personale, che, tuttavia, sono altro rispetto all’educazione permanente realizzata con il metodo pedagogico scout.

Quindi, il metodo educativo scout si può proporre agli adulti con la stessa efficacia con cui è sperimentato sui giovani? Penso di sì, ed anche con molta attualità e profondità culturale. Rileggendo diversi libri di B.-P. e ponendo l’interpretazione della lettura nell’ottica di come sia applicabile nel nostro tempo e per i nostri adulti si hanno molte sorprese, in positivo ovviamente. Provare per credere.

Per chi desidera riflettere sui valori che fondano la visione dell’uomo di B.-P., in altri termini i valori che fondano l’antropologia dello scautismo, i punti di riferimento sono la Legge e la Promessa scout; per valutare, invece, l’applicazione del metodo educativo scout ci si deve rifare ai testi del metodo, come “Scautismo per ragazzi” e “Il Libro dei Capi”.

Per fedeltà vorrei rileggere la prima chiacchierataal fuoco di bivacco di “ Scouting for Boys“ e verificarne la proposta per gli adulti. Proviamo a leggerlo da adulti, sostituendo alla parola ragazzo la parola adulto o persona. Lo spirito d’avventura si percepisce in ugual misura pur trasportandoci con l’immaginazione nel mondo degli adulti, come il lavoro, la società, la politica e la comunità ecclesiale. Proviamo ad applicare uno schema di lettura ed analisi che confronta il testo, il significato, l’azione educativa.

Dalla 1^ chiacchierata: “ L’opera degli esploratori “ .

Dal testo:

“Penso che ogni persona desideri rendersi utile al suo Paese, in un modo o nell’altro. C’è un modo… divenire esploratore… In tempo di pace sono uomini che compiono un lavoro che richiede coraggio ed iniziativa. Sono questi gli uomini di frontiera in tutto il mondo.“

Il presupposto è voler essere utile al Paese. Una scelta laica, di base, che porta a superare il maggiore dei mali (le parole di commento sono tutte citazioni dAl libro “Scouting for boys“, B.-P.) l’egoismo, non chiedendosi cosa fa il Paese per me, ma cosa posso fare io per il Paese.

Possiamo fare qualcosa assumendo il ruolo degli uomini di frontiera, le cui qualità sono il coraggio, l’iniziativa; essi osservano e non sono notati. Comprendono il significato dei più piccoli segni e sanno tenere in pugno la loro vita e gestirne il rischio. La vita dell’uomo di frontiera è magnifica, ma non può essere fatta da chiunque: richiede una certa preparazione o competenza. I rischi senza la competenza per affrontarli sono azzardo,incompetenza e incoscienza.

Il significato: La vita è un’avventura e l’uomo di frontiera non prende iniziative senza fine o da isolato, ha un piano un progetto, una meta. Deve aver coltivato le qualità per affrontare ciò che l’impegno richiede; sa osservare e cogliere da ogni segno un significato di contesto ambientale o sociale. La frontiera sono tutte le situazioni e gli impegni che si incrociano con la nostra vita o che la nostra vita desidera incrociare per un bene comune. La frontiera sono i confini umani e sociali che vanno letti ed interpretati per il bene del Paese.

L’azione educativa: Nell’avventura della vita, fatta di momenti che in parte sono creati da me e in parte da altri, so essere coraggioso ed essere di iniziativa? Mi condizionano i fatti o cerco di modificarli per quanto possibile? So leggere i segni e coglierne il significato? Sono preparato a farlo? Ho la generosità per mettermi (in gioco) a disposizione? Ho la capacità e il coraggio per percorrere le frontiere di oggi?

So osservare ed entrare nelle situazioni senza cercare la visibilità ed il protagonismo? Le stesse caratteristiche di personalità, spirito di avventura, competenza e generosità emergono anche dai due racconti che chiudono la 1^ chiacchierata: le storie di Kim ( entrare nelle situazioni ed osservare il tutto senza esserne notati ) e dei ragazzi di Mafeking (organizzazione e disponibilità e avventura).

Le parole chiave del capitolo sono: cittadini attivi, iniziativa, coraggio, competenza, protagonisti senza protagonismo. C’è molto di attuale e di adulto in tale proposta di percorso di autoeducazione.

Questo stile di lettura del testo ci suggerisce che c’è “polpa” anche per gli adulti, con tante intuizioni educative idonee per descrivere una proposta di cammino educativo permanente dagli scritti di B.-P.

Proviamo a rileggere l’ultima chiacchierata, la n. 26 sul Civismo, dove si parla non del “buon cittadino”, ma del “ cittadino attivo e che fa il suo gioco“; una vera miniera di provocazioni per le comunità Masci ed anche per le Coca Agesci.

Il metodo scout non è solo scautismo per ragazzi, è una proposta che supera ogni età e va nella direzione di proporre modelli di autoeducazione per costruire persone mature e “adulte“. E ne abbiamo bisogno, in un contesto sociale in cui gli adulti tendono a volere essere “giovani”, non solo nel loro apparire, ma anche nel loro ambito educativo. Non è insolito sentire affermare, in età considerate “mature”: «Non sono ancora pronto a scelte di questo tipo». C’è ancora posto per Peter Pan, ma nelruolo giusto del mondo fantastico, non come adulto, genitore o educatore.

Infine, è importante sottolineare come la proposta del Movimento di un percorso di educazione permanente debba privilegiare principalmente la forma del servizio, valorizzare la nostra vocazione al servizio educativo tra gli adulti, nelle forme e modalità più consone alle situazioni. Se la Formazione è uno strumento cardine per lo sviluppo economico e la crescita culturale di un Paese o di una città, l’educazione personale e collettiva, oggi è alla base della costruzione della sensibilità sociale, del superamento dell’egoismo e dello sviluppo delle libertà. Mi chiedo se B.-P. oggi non proporrebbe con ugual energia“ la necessità di una educazione per adulti“ come servizio al Paese.

Angelo Vavassori
per In Cammino
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